Volgere il pensiero ai paesi africani è una pratica che rimane troppo spesso e fatalmente solo semplificazione emotiva nei confronti di una esigenza umanitaria insoddisfatta, che riguarda quasi un intero continente e che sgomenta per dimensione e significato.
Ciò nonostante, volersi occupare con consapevolezza di quei popoli o anche soltanto della Sierra Leone è un obiettivo di solidarietà che ciascuno di noi può scoprire in se stesso, pure se talvolta il perseguirlo significa dover vincere in qualche misura inutili quanto innocue forme di presunzione occidentale. Può valere per tutti, umanamente.
Dal 1986 sono legato alla Sierra Leone, dove ogni anno mi hanno condotto la bellezza di quella terra, il grande rispetto e l'amore per quella gente meravigliosa e cordiale che ha una storia e un'attualità di sofferenze indescrivibili.
Devo dire che questo sentimento è una pianta cresciuta in fretta in quel campo di povertà, miseria, malattie, violenza, devastazioni, morte.
Ed è però un impulso che una volta acceso non si spegne più, che può avere più nomi, che si è nel tempo facilmente trasmesso a tanti nuovi amici della nostra Associazione. Allo stesso modo com'è accaduto a me venti anni fa.
Un sentimento quindi prima ancora che un dovere sociale, condiviso da tanti benefattori che in tutti questi anni offrendo la loro preziosa solidarietà hanno consentito la realizzazione delle nostre iniziative e dei nostri progetti.
Con il loro contributo generoso ci è stato possibile costruire ponti, scuole, pozzi, un centro sociale, ricostruire strutture devastate o distrutte da una lunga guerra civile, come l'ospedale di Lunsar.
I nomi di questi amici benefattori sono oggi impressi sulle opere realizzate grazie a loro, per essere letti da tanti occhi, tutti quelli nei quali hanno acceso gratitudine e speranza.
Una solidarietà lunga 20 anni, uno scopo umanitario ed un patrimonio morale sia per chi ne è già stato artefice sia per coloro che si aggiungeranno.
Amos Grenti
"L'Africa è il più bel monumento che la natura abbia costruito di se stessa"
Alberto Moravia
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